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Tesori del Passato al Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco

Roma, una città intrisa di storia millenaria, che in ogni angolo ne svela una piccola parte, invitando turisti (e non) a immergersi nel passato e a rivivere ciò che è stato. E lo fa con opere sparse qua e là, monumenti e musei.

Tra questi, un gioiello nascosto nel cuore di Roma è sicuramente il Museo di scultura antica Giovanni Barracco, situato sulla sponda destra del fiume Tevere, a due passi da Piazza Navona. Qui, si può accedere ad una eccezionale collezione di opere antiche provenienti da varie culture e civiltà del passato, quelle che hanno plasmato il corso della nostra storia fin dall’inizio. Visitandolo, si viene rapiti e trasportati in un  viaggio senza tempo attraverso le meraviglie del mondo antico.

Storia del Museo Barracco

La nascita e il nome di questo museo si devono a Giovanni Barracco, un uomo di origine calabrese vissuto nel corso dell’Ottocento e appartenente alla famiglia considerata la più ricca del Regno delle Due Sicilie. Grazie a ciò, è per lui estremamente facile inserirsi nell’alta società e frequentarne i circoli di intellettuali. Ed è in questo ambiente che si sviluppa il suo amore e passione per l’archeologia e l’arte antica, grazie soprattutto alla profonda amicizia istauratasi con l’archeologo Giuseppe Fiorelli.

Barracco è anche un uomo estremamente attivo nella vita politica e, grazie a ciò, viene eletto nel primo parlamento dell’Italia Unita, trasferendosi a Torino nel 1861. È in questa città che ha sede il ricchissimo Regio Museo delle Antichità Egizie e, molto probabilmente, da qui lui si appassiona all’egittologia e, in generale, all’arte del Vicino Oriente; comincia quindi a collezionare opere acquistate sul mercato antiquario internazionale.

Trasferitosi a Roma, una volta diventata capitale, la sua collezione di antichità cresce sempre di più, grazie anche alla consulenza dei famosi archeologi W. Helbig e L. Pollak. Sono incluse opere di arte egizia, etrusca, greca, romana e cipriota e persino qualche esemplare di arte medievale, con l’intento da lui espressamente dichiarato, di “formare un piccolo museo di scultura antica comparata”, andando ad analizzare come queste civiltà hanno influenzato l’Occidente e l’arte classica.

Barracco decide di donare questa (ormai) enorme collezione al Comune di Roma, nel 1902, ottenendo dalla città un terreno edificale su Corso Vittorio Emanuele II, dove fa costruire un edificio neoclassico per ospitare la raccolta, il Museo di Scultura Antica.

Negli anni Trenta, dopo ormai decenni dalla sua morte, questo museo viene demolito per un’opera di ristrutturazione urbana e ci vogliono più di dieci anni, nel 1948, per un trasferimento ufficiale della collezione nell’attuale sede della “Farnesina ai Baullari”.

La collezione

“Ho constatato che non era più possibile studiare a fondo l’arte greca senza tenere conto delle correnti d’arte più antiche (Egitto e Asia) che hanno dato il primo impulso all’arte greca. Ho quindi immesso nella mia collezione qualche esemplare istruttivo di scultura egiziana, assira e cipriota”. È questo il principio enunciato da Barracco stesso alla base della sua raccolta d’arte antica.

Questo ambizioso progetto è reso possibile anche dalla collaborazione con due famosissimi esperti di arte antica dell’epoca: Wolfgang Helbig prima e Ludwig Pollak dopo, entrambi di origine tedesca ma che poi si sono trasferiti a Roma.

La parte dedicata all’arte egizia, a cui Barracco è particolarmente legato ed appassionato, copre tutte le sue fasi principali, dall’epoca delle piramidi fino alla perdita d’indipendenza. Sono notevoli i frammenti di arte funeraria,  appartenenti alle prime dinastie vissute, oltre ai numerosi esemplari emersi durante gli scavi in varie località italiane, nel corso degli anni. Ne è un esempio la Sfinge di una regina della XVIII dinastia (1479-1425 a.C.), rinvenuta nel santuario isiaco del Campo Marzio a Roma.

C’è poi l’area dedicata all’arte assira, caratterizzata da una serie di rilievi con scene di caccia, guerra, deportazione di prigionieri, ma anche di miti e divinità. Il loro valore è estremamente notevole, dal momento che provengono dai palazzi reali di Nimrud, Ninive e Khorsabad (Mesopotamia settentrionale) e sono databili tra il IX e il VII secolo a.C.

Un ruolo importante è svolto dall’arte cipriota, riconosciuta come elemento di mediazione tra il mondo orientale e quello greco. Comprende immagini di divinità e offerenti, ma anche un piccolo carro-giocattolo rinvenuto in una tomba.

Sono poi presenti anche importanti reperti etruschi, ma l’area con più opere è quella dedicata alle sculture greche, con esemplari che rappresentano le maggiori scuole artistiche della Grecia classica, di ispirazione da Mirone, Fidia, Policleto e Lisippo. Oltre a numerose copie, sono presenti anche importanti pezzi originali.

Si ritrovano anche opere più caratteristiche dell’arte romana: ritratti, alcune stele funerarie e anche una grande testa di Marte proveniente da un monumento pubblico.

Informazioni per le visite

Il museo, situato in Corso Vittorio Emanuele II 116a, è aperto tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10.00 alle 16.00; l’ultimo ingresso è consentito mezz’ora prima della chiusura.

Fino a fine maggio 2024 (salvo proroghe), è possibile visitare la Casa Romana sottostante il museo, aperta straordinariamente tutti i sabati e visitabile ogni 20 minuti, dalle 10.00 alle 15.20 (ultimo ingresso).

Photo credits: @claudiod648 on Tripadvisor

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